I nostri prodotti ittici garantiscono uno standard qualitativo.

Termine che assume una moltitudine di significati: gradevolezza, tipicità, bontà, genuinità, eccellenza organolettica, freschezza.

Ovviamente il concetto è ampio.

Qualità organolettica: l’unica che può essere percepita direttamente dal consumatore attraverso il proprio corpo con gli organi di senso.

Qualità nutrizionale: capacità del prodotto alimentare di apportare nutrienti alla dieta. Non può essere percepito dal consumatore. Viene valutata secondo le indicazioni nutrizionali riportate in etichetta.

Il pesce presenta un buon valore nutrizionale. La componente principale è l’acqua 60-80% seguita da proteine ad alto valore biologico 15-23% e grassi 0,5-20% caratterizzati dalla presenza di una maggiore quantità di acidi grassi polinsaturi; appartenenti alla serie omega 3 con effetti benefici sulla salute grazie alla capacità di abbassare il livello di colesterolo nel sangue prevenendo le malattie cardiovascolari.  Se si escludono alcune specie grasse, il pesce ha un contenuto in colesterolo basso 50-70 mg / 100 g.

Qualità tecnologica: caratteristica che rende un prodotto alimentare idoneo alla trasformazione e alla conservazione, alcuni trattamenti sono più indicati rispetto ad altri a seconda della tipologia del prodotto ittico. A titolo esemplare il processo di affumicatura esalta i caratteri del salmone e dello sgombro come la marinatura ben si adatta alle alici.

Qualità microbiologica: presenza o assenza di microrganismi in grado di provocare fenomeni alterativi. Applicazione di norme di buona pratica di fabbricazione e all’efficacia delle misure sanitarie applicate. Non è di per sé percepibile dal consumatore, tranne nel caso di qualità microbiologica scadente che lo stesso acquirente potrà avvertire all’atto del consumo, scadimento delle proprietà sensoriali. Il legislatore è intervenuto a tutela dei consumatori con le norme legislative in materia di igiene degli alimenti L. 283/1962, D. P. R. 327/1980, D. L. 282/1986 e D. L. 123/1993.